Isola del Tino
L'isola del Tino intermedia delle 3 isole per dimensioni e posizione dista circa 500 m dall'Isola Palmaria e 2,5 km. dalla terraferma; a nord l'isola Palmaria la più grande e a sud l'isola del Tinetto grande poco più di uno scoglio.
Il suo perimetro è di quasi 2 km, e il suo territorio è zona militare interamente riservata e quindi non accessibile (è infatti vietato l'approdo), la pesca subacquea è consentita intorno all'isola (salvo esercitazioni militari) ed è quindi necessario informarsi periodicamente sulle eventuali variazioni di legge.
L'isola è visitabile 2 volte l'anno, il 13 settembre, in occasione della festività di San Venerio quando viene trasferita la statua del santo dalla Spezia all'isola del Tino con benedizione delle barche e la domenica successiva.
San Venerio (560 - 630 circa) era un monaco eremita nel cenobio un tempo esistente sull'isola, una leggenda devozionale narra che il santo avesse messo in fuga un mostruoso esemplare di pesce dragone che terrorizzava i marinai, e che era inoltre dedito al salvataggio dei naufraghi con una rudimentale barca a vela e guidasse i marinai nelle notti buie accendendo fuochi sull'isola.
Alla sua morte nel 630 fu costruito sulla sua tomba per venerazione, dapprima un piccolo santuario (VII secolo) e più tardi un monastero benedettino (XI secolo). Devastato più volte da incursioni nemiche, il monastero fu ricostruito più volte.
San Venerio fu proclamato Patrono dei fanalisti (ovvero coloro i quali si occupano del funzionamento dei fari marittimi) dal 1961 in onore della sua opera prestata, e i Genovei seguendo il suo esempio costruirono un torrione che venne utilizzato in seguito come basamento per l'attuale faro.
Fu inoltre patrono della città di Luni, e le sue reliquie furono trasferite a Reggio Emilia dove divenne patrono della città.
In epoca recente tali reliquie sono tornate sull'isola del Tino con una solenne processione.